di Greta Giacobini
Serie TV a portata di telecomando
Malgrado il recente aumento delle sue tariffe a vette che difficilmente avremmo potuto concepire se non gettando uno sguardo sconsolato alle sue fatture, Netflix è ben più di un servizio di streaming. Complice di un intrattenimento consapevole, il colosso americano e i suoi competitor si configurano come un archivio di risorse linguistiche spesso sottostimate da language learners abbindolati dal solo gufo verde di Duolingo. Del resto, se la screen-addiction che ci tiene incollati al monitor della tv è tale da farci lacrimare gli occhi, tanto vale che su quello schermo consumato dallo sguardo compaiano anche sfuggenti sottotitoli in Times New Roman (e no, quelli in italiano non valgono). Che si tratti di imitare l’accento impeccabile della Regina Elisabetta in una serie storica o di decifrare il gergo millennial di un gruppo di ventenni eternamente single a New York, ogni episodio è una palestra per le orecchie. Popcorn e dizionario alla mano, proponiamo qui una selezione di titoli per la tua maratona linguistica tra dialoghi serrati e improbabili colpi di scena.
Firmato Disney Channel
Ricordo il 2015 come l’epoca d’oro dell’intrattenimento, quando il decoder di casa mia era acceso otto ore al giorno e Disney Channel – oggi Disney plus – proponeva repliche non stop dei tormentoni che hanno definito la mia personalità. Attorucci americani sbarcavano così sugli schermi pixelati di giovani spettatori con trame lineari e personaggi dai sogni surreali. Produzioni come Good Luck Charlie, Wizard of Waverly Place o Shake it up, garantiscono dialoghi semplici e situazioni quotidiane che, sebbene leggermente sopra le righe (che un liceale trovi il tempo di diventare una popstar è un’ambizione quanto mai utopica, tanto più in Italia), sono ideali per fare amicizia con l’inglese senza sentirsi sopraffatti. L’umorismo grossolano ma irresistibile delle prime serie Disney accompagnerà quindi volentieri i principianti della lingua.
Sitcom tra odio e amore
Se mi è concesso esprimere la mia, le sitcom dovrebbero essere bandite da grandi e piccoli schermi. Con i loro intrecci basici, i personaggi stereotipati e l’umorismo esasperato che genera in me brividi lunghi un metro, gli eredi dei romanzi d’appendice non godono certo della mia stima. D’altra parte, invischiata come sono nell’etica del linguista, non posso esimermi dall’ammettere che colossi come Friends, The Big Bang Theory e How I Met Your Mother costituiscano i manuali non ufficiali di ogni aspirante poliglotta.
Con i sei amici che fanno del loro appartamento a New York la scenografia di mille intrighi e incomprensioni, Friends offre il giusto equilibrio tra umorismo ed idiomi di uso quotidiano. Dall’ironia di Chandler alla tranquillità informale di Ross, ogni personaggio contribuisce ad ampliare il vocabolario del principiante, destinato ad affezionarsi ai nostri Friends e a parteggiare per l’uno o per l’altro nell’ennesima disputa d’amore. E poi, nei 236 episodi che compongono la serie, un paio di battute di qualità si trovano davvero!
Se Friends ha definito il linguaggio di una generazione, How I Met Your Mother lo ha aggiornato con l’umorismo più moderno e le tendenze più attuali. Guida contemporanea all’inglese colloquiale e al suo ricco slang urbano, “E alla fine arriva mamma” – traduzione che costringe a dubitare delle proprie certezze in fatto di lingua – mescola l’esasperante leggerezza di una sitcom con una narrazione più strutturata. Tra flashback, racconti romantici e assurde trovate, Ted, Marshall, Lily, Robin e Barney indossano i panni dell’English teacher martellando freddure e battute diventate iconiche. Legend…wait a second…ary!
I più nerd cambieranno canale per scovare qualche replica di The Big Bang Theory, quota di geek culture anche nell’umanesimo dell’inglese. Appassionati di Star Wars e formule chimiche, i geni socialmente impacciati che animano la serie si cimentano in una variopinta gamma di situazioni e strambi intermezzi scientifici, alternando un linguaggio quotidiano a termini tecnici che qualcuno ignorerebbe persino nella sua lingua madre.
Dramma all’inglese
Dopo una buona dose di mezzi sorrisi, è ora di cambiare registro e dedicarsi a un intrattenimento più solenne. Se i “What’s up bud?” di cui le sitcom americane sembrano abusare cominciano a destare il sospetto che l’inglese sia riservato agli under 25, le produzioni brittaniche di stampo storico sapranno risollevare il morale dei discenti già avanzati. E anche se nessuno degli spettatori si troverà mai nella situazione – per quanto ve lo auguri – di litigare con re Carlo o amoreggiare con Kate Middleton, dialoghi regali e intrighi di corte sono una buona occasione per scoprire l’eleganza dell’inglese formale.
Hit amata dalle mamme – o perlomeno dalla mia – Bridgerton offre, tra balli sontuosi e pettegolezzi aristocratici, un compendio di espressioni sofisticate e termini risalenti all’epoca Regency. E’ con un pizzico di modernità che la serie ripercorre le vicende dei Bridgerton nell’alta società londinese del XIX secolo, esplorando sfide amorose, segreti di famiglia e intrighi sociali mentre i personaggi cercano di navigare il complicato mondo delle convenzioni.
Antenato di Bridgerton, il super-britannico The Crown traccia i confini della vita della regina Elisabetta II, ritraendo le cruciali scelte politiche che la gloriosa Queen e i suoi consiglieri devono affrontare nel gestire la monarchia in evoluzione. Vero e proprio dramma politico, la serie mantiene una narrazione sobria e un tono riflessivo, in un intrattenimento tutto diverso da quello dei titoli lasciati scorrere in sottofondo mentre si carica la lavastoviglie. Tipo Friends. The Crown risulta dunque ideale per chi desidera approfondire un registro saturo di raffinatezza e sfumature diplomatiche.
A completare la triade della corona britannica, Victoria ripercorre le vicende che hanno portato la regina a diventare la protagonista dell’epoca che a lei deve il nome. Dalla sua ascesa al trono appena maggiorenne, la serie esplora non solo gli eventi politici e le sfide della monarchia, ma anche la sua vita personale, il suo matrimonio con il principe Alberto e le dinamiche familiari. Scenografie maestose e scambi sofisticati catturano con superba accuratezza storica le controversie dell’epoca vittoriana.
Lezioni in onda
Ogni episodio rappresenta dunque un’opportunità per arricchire il proprio vocabolario e migliorare la capacità di comprensione dalla comodità del divano in soggiorno. In fondo, appunti ed esercizi sono qui un ricordo lontano: basta lasciarsi trasportare dalla trama e assorbire, una battuta dopo l’altra, espressioni che vivono anche, e soprattutto, fuori dallo schermo. Impugnato il telecomando, è sufficiente sintonizzarsi sul giusto canale per fare di Walter White e Lorelai Gilmore i propri insegnanti di dizione. Alla fine, poco importa che l’obiettivo sia affinare il proprio accento per guadagnare una stanzetta a Buckingham Palace oppure compatire un gruppo di amici eternamente indecisi sulla vita. Ciò che conta è premere il tasto play.
Clicca qui per lasciarti guidare da un insegnante madrelingua anche fuori dallo schermo.