di Greta Giacobini
“Money, money, money“
Grana. Quattrini. Baiocchi e palanche. C’è chi li esibisce come “moola” e “fluss” nei propri versi trap e chi, nostalgico, non rinuncia a rievocare la cara e vecchia lira. “Schei” al settentrione, “dindi” nel centro e “paparelle” per i napoletani più veraci. Che siano sporchi o inodore, ereditati o frutto di fatiche, i soldi – è il caso di ammetterlo – sono da sempre sulla bocca di tutti. Per quanto lo scacchiere dialettale del Bel Paese stimoli particolarmente la creatività linguistica di chi lo abita, il mondo anglofono non è certo esente dai raggiri del dio Denaro. Ecco quindi che l’americano Aloe Blacc ne canta la mancanza sulle note della sua “I need a dollar” mentre gli ABBA contemplano il loro “rich man’s world” nel ritornello della celeberrima “Money, Money, Money”. “Money” che diventano così oggetto delle declinazioni più disparate, mimetizzandosi sotto le finte spoglie di pseudonimi ed espressioni camaleontiche. Come se del denaro non si parlasse già abbastanza.
Money comes and goes
Si dice che il denaro vada e venga. Il nostro viaggio “monetario” parte negli UK, dove il “quid” – supplente del “pound” – strizza l’occhio ai latini e al loro “quid pro quo”. Che la si invochi come “smacker”, “fiver”, “tenner” o “dosh”, la valuta britannica attraversa l’oceano alla volta degli Stati Uniti, dove la nutrita cultura dello slang contribuisce a confondere le acque. Ecco dunque che l’elegante “quid” di Re Carlo si tramuta nel “buck” americano; la banconota da 1$ deve il suo nickname, di uso ormai quotidiano, alla Rivoluzione Americana, quando la pelle di cervo – in inglese, “buck” – era spesso impiegata come mezzo di scambio in tempi duri. Quanto ai tagli più grandi, la banconota da 100$ è soprannominata Benjamin – Benji per i più amichevoli – in onore del Presidente che la illustra con il suo ritratto. Come in una gara a chi è più colto, il popolo statunitense sfida il quid dei parenti inglesi con un riferimento alla cultura classica nella sua “c note”, dove la lettera rinvia al latino “centum” e “note” alla banconota su cui se ne leggono le cifre.
Cheddar, bacon e altri alimenti
Il viaggio del cash prosegue poi laddove ogni portafoglio sprigiona un arcobaleno. I simpatici epiteti delle bills australiane, note per i loro brillanti toni vivaci, omaggiano infatti il pantone che le contraddistingue: “pineapple” per il cinquantone di colore giallo e “lobster” per i 20$ rosso aragosta. Troppo specifico? E pensare che la sfumatura si fa ancor più sottile con i nomignoli dei cento e dei cinque dollari, abbinati a “pink lady” e “granny smith”. Se mele, ananas e crostacei non sono di vostro gusto, l’invito è quello di sorvolare gli States per scovare appellativi più golosi. Ecco che “cheddar” diventa sinonimo di “money” in ricordo della premura del Governo nell’assicurare la presenza di prodotti caseari nei pacchi alimentari distribuiti alle famiglie in difficoltà. “Bread” e il più generico “dough” – impasto – sono simmetrici all’italiano “pagnotta”, mentre “nuggets” (c’è da chiedersi se si tratti qui di “gold nuggets” o, come è lecito pensare, dei “chicken nuggets” firmati McDonald’s), “bacon” e “chips” riflettono senza equivoci un’identità a stelle e strisce. I più vegan-friendly “lettuce”, “cabbage” e “celery” – rispettivamente lattuga, cavolo e sedano – sono invece adottati per somiglianza cromatica alle celeberrime banconote verdi.
Idioms per una buona educazione finanziaria
Che “money doesn’t grow on trees” è chiaro a tutti. Dunque, se hai le mani bucate e “you go through money like water”, dovresti tenere d’occhio le tue finanze e “watch your wallet”. Certo, vale sempre la pena investire su idee vincenti: “put your money where your mouth is”! Ma non mettere mai “all your eggs in one basket” puntando su un’unica risorsa, a meno che tu non voglia rischiare di finire “flat broke”. Non gettare i soldi dalla finestra o “down the drain”, neppure se hai “money to burn” e sei nato “with a silver spoon in your mouth”. Lavora sodo e “bring home the bacon”: nel giro di poco sarai in grado di provvedere alla tua famiglia e “put bread on the table”. Trova una “cash cow” e mungila fino a “strike it rich”. Non dimenticare di “balance the books” a fine mese e “save for the rainy days” in caso di emergenze future. E ricorda: “time is money”!
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